presenta
Ogni miscelazione
nasce da
un’alchimia di intenti.
SSi finisce sempre per gettare uno sguardo furtivo verso la porta d’ingresso del Camparino, dal tavolo con gli amici o dal bancone in solitaria. Lo si fa per alimentare la fortuna di incrociare lo sguardo di intellettuali e artisti che ne varcano spesso la soglia. Fin dal primo giorno.
Perché sono i luoghi di ritrovo come quello in Galleria ad aver ospitato incontri illustri, capaci di scrivere la storia. Fu infatti in molti locali di città come Roma e Torino che i futuristi si riunirono per realizzare i primi esperimenti della cosiddetta Ottava Arte:
dei cocktail tutti italiani,
I futuristi scoprirono nelle combinazioni culinarie e alcoliche un territorio di espressione artistica, dove l’innovazione passava per i sapori e l’esperienza del palato diventava rivoluzionaria, creativa, irripetibile e soprattutto multisensoriale.
Per i futuristi creare la ricetta di una polibibita significava immaginare una performance capace di evocare sensazioni suggestive, grazie agli ingredienti scelti ma anche all’abbinamento con il cibo, con la musica, con le luci e non solo.
In alcuni casi erano delle tavolette da toccare con le mani ad accompagnare il gusto con esperienze tattili diverse ed a rendere il momento di consumo un vero e proprio gioco d’arte, fatto di simultaneità sensoriale e geniale audacia.
quasi anticiparono così la figura del bartender moderno, che miscela gli elementi di un cocktail seguendo la sua fantasia, senza sentirsi troppo imbrigliato da regole e ricette, con l’intento di offrire al cliente combinazioni sorprendenti e su misura.
Una sola regola non scritta accomunava tutte le polibibite futuriste e ciò che le accompagnava: la scelta di cibi, vini e liquori locali, per rispondere in maniera ancor più originale alle invenzioni provenienti da Oltreoceano. Anche per questo motivo Bitter e Cordial Campari figuravano spesso come protagonisti delle miscelazioni del tempo.
Eppure, è difficile non vedere nel
“L’Affettuoso Tira a Campari”
e nelle altre creazioni di miscelazione attribuite a Fortunato Depero, un vero e proprio segno del destino più che una semplice celebrazione di italianità.
Sembrano quasi voler anticipare l’incontro con Davide Campari che avvenne solo qualche anno dopo, sottolineando come fra due dei pionieri dell’arte e della comunicazione del Novecento ci fosse una sorta di filo invisibile.
La loro era un’alchimia d’intenti che definì una nuova ricetta di futuro e che siamo certi riconobbero al primo sguardo. Magari proprio in un bar all’ora dell’aperitivo, prima di sedersi a un tavolo e inventare una delle più grandi miscelazioni del loro tempo: l’unione tra il design di una bottiglia iconica e la versatilità di un prodotto inimitabile, pronto così ad entrare nelle case di tutto il mondo,