
presenta
camminando
ÈÈ ancora l’alba, il buio cede lentamente all’orizzonte e già si intravede il sole dietro la montagna. L’aria pungente, frizzantina, annuncia l’approssimarsi di un nuovo inverno. Ho allacciato stretti stretti i miei scarponi e riempito lo zaino: Elisa mi aspetta a fondo valle. Non la vedo da quasi sette anni e questo tempo ritrovato mi emoziona. Faremo la stessa camminata che ha accompagnato passo dopo passo la nostra amicizia e, passo dopo passo, tutte le mie estati prima del mio trasferimento oltremanica. Lei in questa Valle, invece, ci è nata e ha scelto di rimanerci. Io, qui, insieme a lei, ho trascorso le mie vacanze migliori ed ho imparato ad apprezzare ogni stagione, ogni colore, ogni silenzio.
La montagna non è solo cime da conquistare o neve che “quest’anno ci sarà?”
Quello di andare avanti, senza fermarsi, fino alla meta e quello di fermarsi per tornare indietro, quando non si può più andare avanti.
Mentre ci penso, mi chiedo: “Come saranno trascorsi gli anni su di lei? Come mi guarderà? Proverò ancora quel leggero batticuore e quel sottile desiderio di stare lì a guardarla in silenzio? Di ascoltarla per ore?”.
Eccola, è li che mi aspetta. Sorridente, gioiosa, pacata. Con la stessa tranquillità di sempre. Il tempo l’ha cambiata ma le sue gambe sono sempre muscolose: non ha smesso di camminare. Non ha smesso di godersi ogni esperienza fino in fondo. Quello che ho sempre invidiato di lei: non si è fatta trascinare da ritmi che inseguono la fretta.
Ci abbracciamo e scoppiamo a ridere. E poi via, verso lo stesso percorso di sempre: un passo dietro l’altro, ritroviamo la stessa complicità, la stessa sintonia. Svoltando a sinistra, cominciamo a risalire verso il passo: il fondovalle ci regala prati ancora fioriti e cataste di tronchi che profumano il bosco. Camminando lentamente ritroviamo i nostri ricordi, superiamo l’imbarazzo iniziale degli sguardi.
Per salire in cima, imbocchiamo un sentierino che attraversa un’ampia conca ma ecco che il paesaggio cambia: superato uno stretto ponticello in legno ci si aprono innanzi fronti di roccia e la mulattiera che risale il costone, costeggiando profonde voragini. Rallento il passo: guardando in giù posso seguire con lo sguardo il procedere della strada. A tratti audace come i suoi argini, a tratti più dolce, come i pascoli su cui si inerpica. Tra i sassi e le rocce, che a questa altezza cominciano a dominare la vista, fanno capolino i fiori bianchi di una piccola regina: rara e preziosa, l’Achillea Moscata emana un delicato profumo. Anche Elisa per me è una piccola regina, ora che l’ho rivista ne sono certo. Ma non avrò mai il coraggio di dirglielo.
Procediamo quasi in piano, su un versante pietroso. I colori sono meravigliosi, erbe, bacche e radici profumano l’aria, con sentori di genziana, legno, ginepro. La traccia del sentiero è sottile, qui inizia l’ultimo pezzo della salita: seguiamo il crestone erboso ed in breve saremo alla cima. Esploriamo, acceleriamo, facciamo una sosta: ogni passo ci accompagna a quello che troveremo in cima.
l’avvistamento di un magnifico esemplare di stambecco che sbuca dal nulla, si lascia avvicinare piano piano e poi sparisce dietro una parete.
L’ho già provato con Elisa: mi sono avvicinato a lei tante volte, per poi vederla allontanarsi in un istante. L’ascesa è faticosa ma tra poco dimenticheremo tutta la stanchezza accumulata nelle gambe.
Una volta arrivati al rifugio, ci aspetta la nostra meta: la vista del grande ghiacciaio dominato dalle cime, che colpisce in tutta la sua bellezza.
Ed ecco, finalmente, il ristoro con il nostro piatto fumante di pizzoccheri valtellinesi.
E mentre l’Attilia ci versa l’amaro, lassù in alto, scopriamo un’altra storia che con il tempo ha molto a che fare: questo liquore - ci racconta - è invecchiato sotto il suolo, nelle antiche cantine di Bormio. Un vero e proprio labirinto di corridoi e stanze che si snodano sotto le vie centralissime del paese, dove deve riposare per almeno due anni. Ed è proprio il riposo in cantina, a creare l’unicità del suo sapore: laggiù all’interno delle botti di rovere di Slavonia, gli aromi di bacche, erbe e radici raccolte nel cuore della montagna si fondono fino a trasformarsi in gusto amaro.
È da una lunga attesa, penso, che nascono le cose più straordinarie.
sono venuto qui per tanti anni, ma questa di storia non l’ho mai conosciuta.
questo è un momento che va vissuto lentamente. E quanto vorrei che non finisse mai.
Tornando in paese, prima di salutarci, passeggiando lungo la via principale, provo a immaginare le cantine secolari, con il loro segreto di erbe aromatiche raccolte in montagna, correre sotto di me. La montagna custodisce tanti segreti, penso. Custodirà per sempre anche il mio.